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Lui & Lei

TRIBUTO A UNA SPIAGGIA UNICA


di PERVERSE_DREAMS
04.01.2018    |    8.117    |    1 8.6
"La prima volta che ho messo piede in quel tratto di spiaggia che da Focene scorre verso sud costeggiando un tratto interno e incontaminato di macchia e pineta..."
La prima volta che ho messo piede in quel tratto di spiaggia che da Focene scorre verso sud costeggiando un tratto interno e incontaminato di macchia e pineta per fermarsi poi prima dell'area industriale a nord di Fiumicino, risale alla fine degli anni '80 e avvenne per puro caso: ero in spiaggia a Focene e vedevo in lontananza gli aerei staccarsi da terra decollando verso il mare; decisi quindi di incamminarmi in quella direzione per vedere se fosse raggiungibile il tratto di mare da cui sarebbe stato possibile vedere gli aerei appena partiti sfrecciare sopra di me e, cammina cammina, la spiaggia si faceva sempre meno frequentata e più selvaggia, era ormai chiaro che qualora avessi raggiunto la mèta mi sarei gustato lo spettacolo praticamente in solitudine. Invece, dopo aver percorso un ampio tratto di battigia pressoché deserto, a un certo punto cominciai a notare alcune persone di sesso maschile completamente nude aggirarsi intorno ad una piccola barriera chiusa su tre lati da un intreccio di vecchi tronchi d'albero; incuriosito dallo strano movimento, e a dir la verità già un po' in fibrillazione per l'inconsueta dinamica che comunque mi faceva pensare di essere incappato in qualcosa di inaspettato ma probabilmente eccitante, corressi la mia traiettoria abbandonando la battigia per dirigermi verso la parte più interna della distesa di sabbia dove era posizionata quella strana rudimentale fortificazione, che man mano che si faceva prossima rendeva sempre più evidente il fatto che al suo interno qualcuno o qualcosa stesse attirando l'attenzione dei signori sprovvisti di qualsiasi copertura tessile che avevano attirato la mia attenzione in precedenza, non certo per il loro genere sessuale ma perché ai tempi il naturismo nei pressi di Roma per me e per molti altri era identificato solo con la spiaggia di Capocotta, diversi chilometri più a sud.
Quella volta non potevo certo sapere che il mio sopraggiungere non fu sicuramente preso bene dai suddetti bagnanti, capii più avanti, quando presi a frequentare assiduamente quel tratto di mare, quanto fastidioso sia l'arrivo di un curioso quando si stanno per raccogliere i frutti di tanta paziente attesa nei pressi di uno di quei ripari al cui interno una coppia ha finalmente deciso di interagire con coloro che erano da tempo nei pressi, coltivando la speranza che i loro sogni divenissero realtà e che fossero chiamati a partecipare, o comunque almeno ad ammirare, il succulento spettacolo che offre una coppia trasgressiva quando decide di soddisfare le proprio voglie erotiche. Infatti quando finalmente giunsi a una distanza in cui potevo vedere oltre le barriere che delimitavano quella piccola alcova balneare, tutta la mia eccitata fibrillazione trovò una logica motivazione al suo persistere: una donna, mora, di mezza età, moderatamente prosperosa, era seduta sul telo da mare steso sulla sabbia, con le gambe ben aperte ostentava la sua natura senza veli, accanto il suo compagno, appena più grande di lei, che si passava lentamente la mano sul membro guardando i presenti quasi a rassicurarli che non erano indesiderati; il sole era cocente, gli aerei passavano fragorosi proprio sopra di me, ma ormai era chiaro che sarei tornato lì, molto presto, e non certo per motivi legati all'aviazione commerciale.
Dopo aver avuto la netta sensazione di aver interrotto qualcosa, mi allontanai abbastanza speditamente da lì, e percorso un centinaio di metri, le dune della spiaggia, che ai tempi era una distesa molto profonda, e il riverbero del calore su di essa fecero sì che i protagonisti di quell'inaspettato incontro si dissolvessero in lontananza: posso solo augurarmi che la mia intrusione sia stata per loro soltanto una breve interruzione di una giornata di erotico piacere.
Era iniziata la mia “carriera” di naturista trasgressivo.
Da quel momento l'unico mio obiettivo legato alle giornate di mare era diventato come arrivare là dove ormai avevo capito esserci qualcosa che mi attirava inesorabilmente senza dover percorrere chilometri di spiaggia, buona parte della quale praticamente deserta; e così la volta successiva parcheggiai la mia aitante “Uno Turbo rossa” proprio al limite delle ultime case di Focene, là dove finisce la strada e inizia la sabbia, divise tra loro ai tempi soltanto da una barriera di macchia mediterranea: era sempre lontanuccio verso sud, ma era già un passo avanti. Ripercorrendo lo stesso tratto di litorale, ma stavolta con molta più attenzione a notare qualsiasi presenza umana, fu definitivamente chiaro che lì il naturismo era una pratica diffusa tra i rari bagnanti presenti, e che quella sorta di piccoli rifugi fatti di tronchi e di vari altri materiali arrivati dal mare non venivano usati soltanto per difendersi dal vento nelle giornate più tiepide; fu un po' di tempo dopo che venni a sapere che l'ingegnere che li aveva ideati e che in buona parte li realizzava si chiamava “Mario er frocio”, un anziano gay che con gli amici con cui condivideva i gusti sessuali passava il tempo a raccogliere materiale e successivamente a edificare con esso i cosiddetti “capanni” di cui poi usufruiva e che magnanimamente lasciava in usufrutto ai frequentatori della spiaggia.
Così come appresi che l'epopea di quella spiaggia era iniziata negli anni '60 e che proprio lì il famoso marchese Camillo Casati Stampa di Soncino era solito condurre, prima di ucciderla e di uccidersi a sua volta, la sua consorte in seconde nozze, la Signora Anna Fallarino in Casati Stampa, quando il suo desiderio di vederla accoppiata con giovani uomini prevedeva che ciò avvenisse in uno scenario marittimo diverso da quello della loro villa di Zannone.
I primi anni, devo dire la verità, sono stati i più belli: con quella che era la mia fidanzata, e che poi è divenuta la compagna della vita, da maggio fino a ottobre non c'era fine settimana che non si andasse almeno una volta a “Coccia di Morto”, nome identificativo derivato dalla strada che costeggia l'intero tratto di litorale parallelo alla pista 16/R-34/L dell'aeroporto di Fiumicino; durante la settimana, con il suo consenso, avendo più tempo a disposizione rispetto a lei, riuscivo a concedermi qualche bella giornata anche in solitudine. Erano condizioni molto diverse tra loro: nei giorni feriali la mattina era pressoché deserto, ma se capitava una coppia era altamente probabile che non fosse arrivata fino a lì soltanto per curare l'abbronzatura, se poi la giornata era nuvolosa era praticamente certo che quantomeno gli occhi sarebbero stati deliziati da oscene gesta erotiche: bastava usare una certa accortezza, mettersi inizialmente a una distanza strategica che consentisse di interpretare gli eventuali sguardi e atteggiamenti, evitare di indossare qualsiasi indumento, possibilmente con garbo, ma in maniera eloquente e senza inibizioni, far capire che si stava apprezzando molto la loro presenza e, qualora la coppia perseverasse nelle effusioni reciproche, operare un cauto ma costante avvicinamento; con un po' di fortuna, le giuste misure, un fisico mediamente curato, e soprattutto augurandosi che per almeno una mezz'ora gli eventuali altri umani presenti nel raggio di 200 metri restassero al loro posto e le probabilità di andare a méta erano considerevoli, anche se la méta era variabile: si andava dalla semplice sega a distanza, alla sega ravvicinata, fino al contatto fisico che poteva spingersi anche al rapporto completo, che detto tra noi espletato di mattina su una spiaggia deserta... ha il suo perchè. Nel week end era diverso, molte più coppie, molti più uomini, molti meno gay, molti morti di fica improvvisati che nel migliore dei casi facevano tenerezza; era ad esempio una consuetudine per me, osservare ragazzi anche giovani seduti sul telo da mare a segarsi a cinque metri da mia moglie che stava semplicemente dormendo, reduce da una delle nostre tante notti brave dell'epoca trascorse nei migliori club privè romani; comunque, se volevi fare qualcosa nel week end, coppia o singolo che fossi, bene che andava dovevi aspettare il tramonto, quando ormai la maggior parte degli incompetenti aveva dovuto soggiacere al richiamo delle mogli inviperite per la loro scomparsa.
In quell'epoca ho conosciuto personalmente, o “de relato” personaggi che resteranno nella mia memoria per sempre: “Peppe er siciliano”, tanto basso quanto accanito, un vero tampinatore (discreto) di coppie; se vedevi una coppia mai vista prima bastava incrociare Peppe e ti avrebbe detto tutto su di loro, probabilmente anche se non li aveva mai visti prima nemmeno lui. “L'Avvocato”, un uomo di una eleganza inusuale per il luogo, che con la moglie frequentava solitamente durante la settimana quando riusciva a sganciarsi dal lavoro e che, grazie al predetto Peppe che fece da cerimoniere, ho avuto più volte l'onore di incontrare in vari motel, godendo della moglie in tutti i modi e lasciando a lui l'onere di saldare il conto della camera. “Il Postino”, un tizio che arrivava sempre a orario chiusura ufficio postale e che quando stavi quasi per sferrare l'attacco finale alla coppia di turno si materializzava a due metri da loro, probabilmente dopo aver strisciato sotto la sabbia per centinaia di metri. “Er pesciarolo” che lasciava la moglie in spiaggia a Focene e si faceva praticamente di corsa un buon chilometro andata e ritorno per poter stare un paio di ore lì senza destare sospetti nella consorte, durante le quali riusciva a percorrere almeno quattro volte avanti e indietro l'intero tratto di spiaggia da cui anche lui evidentemente si sentiva inesorabilmente attratto (e parliamo di almeno altri due chilometri di percorrenza... un maratoneta!). E tante altre persone, coppie, singoli, come Maurizio, uno dei pochi che su quella spiaggia ha saggiato le capacità orali di mia moglie, o come quel signore,ormai anziano, che da sempre quando il sole comincia a calare prende un pezzo di legno abbastanza lungo, se lo mette sulle spalle e fa le torsioni roteando il busto a destra e a sinistra; un campionario di gente che probabilmente nella vita normale non aveva nulla o quasi da condividere ma che ogni anno ritrovavi su quella spiaggia, dalla primavera fino all'autunno,
Nel corso degli anni quella spiaggia si è allargata, si è ristretta, poi si è di nuovo allargata, hanno, costruito barriere anti-erosione, qualche stagione è stata un po' meno sudicia, in altre molto di più, gli aerei hanno via via fatto sempre meno rumore ma purtroppo, salvo qualche nuova gradevole apparizione come quella del “Cavaliere Nero”, un tipo surreale e soggetto a sbalzi di umore che ha fatto dell'attività artigianale del (credo) fu “Mario er frocio” una specie di impresa edile, edificando capanni superaccessoriati della metratura di una villa bifamiliare su cui rivendicava proprietà di soggiorno per lui e per i suoi ospiti, per il resto i frequentatori di questa mitica spiaggia sono cambiati, e non in meglio per quello che ho constatato negli ultimi anni: nugoli di ragazzotti che sono distanti anni luce da una mentalità trasgressiva, abituati più a interagire con puttane da strada o da privè farlocco, anzianotti improponibili forse nostalgici dei tempi andati, ben poche coppie degne di attenzione; anche se lì l'attenzione per le coppie non è mai mancata, qualunque fosse il loro livello estetico: ricordo ancora nitidamente una sera di luglio di almeno quindici anni fa in cui, con il sole ormai tramontato, osservavo a buoni cento metri di distanza e con pochissima voglia di tornare a casa, due singoli che non riuscivano a abbandonare al suo destino una mite coppia di settantenni(!!!), e che sono riusciti a sollevare i glutei dalla sabbia soltanto dopo che hanno visto rivestirsi e avviarsi verso il parcheggio del fu (stavolta sono sicuro che “fu”) “Sor Paolo” i due anziani amanti.
Ma in fondo, per me, il bello di “Coccia di Morto” era anche quello.
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